di Marco Nurra
Account ingannevoli, video manipolati e informazioni fabbricate: durante la campagna elettorale britannica la disinformazione online è stato uno strumento di propaganda nelle mani dei partiti di destra e di sinistra.
Un articolo del New York Times analizza le strategie (e i colpi bassi) dei candidati alle elezioni che si tengono oggi.
Per anni i media si sono preoccupati delle cosiddette interferenze esterne, ossia di quelle campagne di disinformazione online create dalla Russia con l’obiettivo di destabilizzare il panorama politico occidentale, ma le elezioni in Gran Bretagna ci ricordano che le principali fonti di disinformazione abitualmente sono interne e ben integrate nella propaganda dei partiti.
Il mese scorso, per esempio, il Partito Conservatore si è dovuto scusare dopo aver diffuso un video che era stato manipolato per far credere che il politico laburista responsabile della strategia del partito sulla Brexit non fosse in grado di rispondere a una domanda sull’uscita dall’Unione Europea.
Negli stessi giorni, sempre i conservatori, hanno comprato pubblicità su Google (poi bannata dal motore di ricerca) per far sì che chiunque cercasse il programma dei laburisti trovasse un sito nel quale venivano criticate le loro proposte … leggi tutto
Tried to show @BorisJohnson the picture of Jack Williment-Barr. The 4-year-old with suspected pneumonia forced to lie on a pile of coats on the floor of a Leeds hospital.
The PM grabbed my phone and put it in his pocket: @itvcalendar | #GE19 pic.twitter.com/hv9mk4xrNJ
— Joe Pike (@joepike) December 9, 2019