di Lorenzo Borga
Flop, fallimento, sfruttato dai furbetti che se ne stanno sul divano, percepito dai criminali. Del reddito di cittadinanza nelle ultime settimane si è detto di tutto, e prevale un forte pessimismo sull’efficacia della misura.
Solo fino a qualche mese fa il sussidio era la misura cardine del Movimento 5 Stelle e pure del primo governo Conte, di cui il partito di maggioranza relativa andava fiero. Oggi invece anche gli esponenti del movimento non ne parlano più, probabilmente riconoscono i problemi incontrati nell’attuazione.
A confermare i dubbi dei più pessimisti sono stati i dati diffusi a fine ottobre, quando si è scoperto che solo 70mila beneficiari hanno firmato il patto per il lavoro. Si tratta di un documento con cui l cittadino accetta le condizioni del reddito di cittadinanza e si dice pronto a lavorare, una volta ricevuta l’offerta giusta. Per fare un confronto, si tratta solo del 10 per cento dei percettori che possono sperare di tornare a lavorare. Una percentuale moto bassa dopo sei mesi dal varo del reddito.
Eppure la legge prevedeva un percorso ben diverso: secondo il decreto approvato dal Parlamento i beneficiari sarebbero dovuti essere chiamati al centro per l’impiego entro un mese dall’accettazione della propria domanda per fare un colloquio con i navigator … leggi tutto