Sociale
Sul grado di ricchezza della popolazione l‘Italia si sta sempre più avvicinando ai Paesi sudamericani, dove è notoriamente elevato il gap tra le persone in uno stato di indigenza e quelle benestanti che detengono la maggior parte delle ricchezze.
Ad evidenziare la tendenza – derivante dall’assegnazione di stipendi sempre più bassi, attorno o di poco superiore ai 1.000 euro, che non riescono a tenere testa al costo della vita – sono le tabelle Eurostat sui redditi e il rischio di povertà, con focus sui lavoratori Ue impegnati a tempo pieno.
Dai numeri pubblicati domenica 27 aprile, riferiti allo scorso anno solare, si evince che in Italia gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono al 9% e risultano in aumento se si considera l’8,7% registrato nel 2023: una percentuale che risulta più che doppia di quella della Germania, dove si ferma al 3,7%.
Un altro dato significativo è quello del 10,2% di lavoratori italiani maggiorenni a rischio povertà, anche se occupati per almeno la metà dell’anno: risultano in aumento rispetto al 9,9% del 2023.
È tutto dire che anche in Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri risulta più bassa (9,6%), mentre in Finlandia è di appena il 2,2%.
Va anche sottolineato che la povertà lavorativa sale in Italia soprattutto tra i lavoratori indipendenti, il 17,2% dei quali ha infatti redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023).
Ma sono soprattutto i giovani a soffrire la povertà: sempre in Italia, sottolinea Eurostat, tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni ci si ferma al 9,3%.
Eurostat sottolinea anche che la povertà lavorativa spesso è associata ad un basso livello di istruzione: tra i lavoratori che hanno terminato la sola scuola dell’obbligo, in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023); mentre la percentuale risulta assai più bassa tra i lavoratori laureati, visto che tra chi ha concluso positivamente gli studi universitari solo il 4,5% ha un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Anche se va pure detto che tra i laureati si registra un preoccupante aumento, visto che la percentuale era solo del 3,6% nel 2023.
Più stabile, invece, risulta la povertà tra gli occupati in possesso del diploma di maturità: nel 2024 era del 9,1%, mentre nel 2023 si attestava al 9,2%.
L’allargamento della forbice tra cittadini poveri, anche se lavoratori, e benestanti, quindi, preoccupa non poco. Soprattutto se si pensa che i giovani risultano tra i più colpiti dal fenomeno e che nel 2023 il gap poveri-ricchi risultava in via di riduzione.