Quando l’eccezione (non) fa la regola (corriere.it)

di Aldo Grasso

Padiglione Italia

Lo smarrimento ci è familiare, lo abbiamo provato tutti: è turbamento, è angoscia.

Da personale, però, questo sentimento sta diventando collettivo: le sparate di Trump, la guerra in Ucraina, la fine dell’Alleanza atlantica, la sconcertante e confusa votazione delle delegazioni italiane per il ReArm Europe, gli attacchi al presidente della Repubblica sono causa di una costernazione grande e sbigottita.

Come se il nostro Paese non fosse più capace di elaborare significati condivisi e perciò di assicurare coesione di fronte alle Grandi Scelte: Meloni pencola, Conte è pura demagogia, Schlein coltiva l’indecifrabilità, Salvini dice no. E poi ci sono gli idealisti che fanno ricorso ai «valori» e all’orgoglio, cercano di riconoscersi solo in un’Europa purificata da politica, realtà e deterrenza.

Demagogia – Il Paese non è più capace di elaborare Grandi Scelte: forti e condivise

È uno spettacolo mesto quello che stiamo offrendo, di lacerazione e confusione: non aiuta a fronteggiare le mire imperialistiche russe, non può restituirci sicurezza e liberarci dallo smarrimento. In un dramma didascalico di Brecht, L’eccezione e la regola, c’è però un’esortazione vitale: «Di nulla sia detto: “è naturale” in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità, così che nulla valga come cosa immutabile».

La nuova realtà ci chiede una regola, noi rispondiamo con eccezioni.

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