Putin continua a prendere in giro Trump, e intanto la guerra continua (linkiesta.it)

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Circonvenzione di pace

Il dittatore del Cremlino intorta ancora una volta l’americano («strada giusta») ma non concede nulla, e non ferma i missili sull’Ucraina.

Papa Leone, Zelensky e i volenterosi attendono anche questo giro di valzer, cui Meloni si è dovuta aggregare per non restare isolata

Tutti vogliono una tregua. Tutti, tranne uno: il criminale di guerra Vladimir Vladimirovič Putin, l’uomo che non vuole incontrare nessuno, né Donald Trump, né tantomeno Volodymyr Zelensky, che sarebbe prontissimo a negoziati diretti. Un dittatore politicamente braccato che – come ha detto J.D. Vance, per una volta giustamente, è come minimo insicuro: «L’impressione è che il presidente russo non sappia come uscire da questa guerra».

Pressato dalle democrazie europee – in questo senso è il rovesciamento di Monaco 1938 – Trump ha rotto gli indugi e vorrebbe interpretare un ruolo di mediazione, anche se, date le caratteristiche di totale inaffidabilità che lo contraddistinguono, è difficile capire a che gioco giochi.

Fatto sta che, come abbondantemente annunciato, ieri, Trump è stato a lungo al telefono con Putin. Il presidente americano ha scritto sul suo social che «negoziati partiranno subito»: o non ha capito come funziona Putin, o è solo un wishful thinking, perché lo zar non ha preso alcun impegno.

Cosa frulli nel cervello di mad Vlad, non è facile da intuire, anche se è chiarissimo cosa vuole: cancellare la sovranità e l’identità nazionale dell’Ucraina. A quanto hanno riferito le agenzie russe – ovviamente è tutta propaganda – la conversazione con Trump, per Putin, è stata «significativa, franca e molto utile. Siamo sulla strada giusta».

È il solito gioco delle carte in perfetto stile Pcus: prima si fanno gli accordi, poi la tregua, cioè il contrario di quanto propongono l’Ucraina e i suoi alleati politici. Dal Cremlino hanno fatto sapere che ci sono molti dettagli da definire, «un gran numero di sfumature», e che non è in previsione alcun incontro con il presidente americano: l’ennesimo esempio di come buttare la palla in tribuna, così che lo stallo continua.

Ma va davvero evidenziato l’indubbio risultato politico ottenuto dal presidente ucraino, riuscito a passare da una condizione di quasi isolamento – culminata con la vergognosa scazzottata nello Studio ovale ad opera di Trump e Vance – a una posizione politicamente forte, grazie alla sua capacità di fare tre cose: smuovere gli europei, creare un rapporto positivo con il nuovo Pontefice –  tanto che il Vaticano è tornato a offrire la propria disponibilità a ospitare i negoziati – e infine ricostruire una relazione con il presidente americano, che pure lo aveva svillaneggiato davanti a tutto il mondo.

Mentre la Russia continua a bombardare il territorio ucraino, le democrazie occidentali, ivi compresa l’America, pensano a nuove sanzioni.

Quello che è certo è che lo schieramento democratico dei Volenterosi ha preso in mano la situazione, al punto che Giorgia Meloni ha dovuto smettere di fare la gatta sul tetto che scotta e, in extremis, nella notte di domenica ha chiesto per favore di poter partecipare alla telefonata di Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Keir Starmer con il presidente degli Stati Uniti.

Ovviamente è stata accontentata, e la telefonata di è ripetuta ieri dopo il colloqui Trump-Putin, perché quelli, a differenza di lei, non mettono il muso. È arrivata pure lei, buon’ultima.

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