di Alice D’Este
La gita in moschea e il post sui social
La foto dei bimbi e il progetto Centrodestra all’attacco La difesa e il dibattito
Caso Susegana, la nota dell’imam. E Guerfi, Ucoi: «Nel nostro centro mille studenti in visita ogni anno»
Susegana (Treviso) «Durante la visita nel nostro centro culturale la scolaresca ha esplorato diversi spazi, l’imam ha illustrato alcuni principi fondamentali dell’Islam, tra cui la preghiera rituale, mostrandone i gesti. Alcuni alunni, di fede islamica, riconoscendo quei movimenti, li hanno spontaneamente imitati. Come spesso accade tra bambini, anche il resto della classe si è unito per gioco, in un momento vissuto con leggerezza e spirito di aggregazione, privo di connotazioni religiose e spirituali».
Inizia così la nota di Avnija Nurcheski, presidente e imam del centro islamico Emanet. Nota che va dritta al punto: un gesto, apparentemente di preghiera, documentato in una foto pubblicata sui social della scuola e successivamente al centro di accese polemiche.
Il centro culturale non si sottrae e chiarisce: «Crediamo che il miglior modo di promuovere l’inclusione tra persone di culture e religioni diverse sia favorire l’incontro. La visita si inserisce in un percorso di dialogo e apertura che portiamo avanti da tanto tempo, basti ricordare l’evento interreligioso quando l’allora vescovo Monsignor Corrado Pizziolo ha visitato il centro.
Siamo sinceramente dispiaciuti che tale episodio sia stato frainteso o percepito come una forma di proselitismo». Chiarita la situazione, Nurcheski punta però a smorzare le polemiche. «Ora crediamo che sia il momento di abbassare le luci, nel rispetto dei bambini che frequentano la scuola e delle insegnanti».
Intanto, proprio le insegnanti della scuola materna di Ponte della Priula, che hanno accompagnato in uscita didattica i suoi alunni di quattro e cinque anni al Centro islamico Emanet, hanno già inviato all’Ufficio scolastico regionale una relazione di sei pagine, in cui la direttrice e il parroco, rappresentante legale della scuola, spiegano, punto per punto, come si è svolta la visita culturale dei bambini.
Un chiarimento approfondito, tant’è che l’indagine avviata dall’Ufficio scolastico regionale e richiesta dal ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara potrebbe chiudersi a breve. L’ispezione nella scuola materna di Susegana, insomma, non ci sarà. E potrebbero non essere necessari nemmeno ulteriori approfondimenti.
«La relazione ci è stata suggerita dalla presidente della Fism Treviso, Simonetta Rubinato, che l’ha proposta alla dirigente dell’Ufficio scolastico di Treviso, Barbara Sardella, per fare chiarezza a fronte delle troppe strumentalizzazioni di questi giorni» spiegano il parroco don Andrea Sech e la direttrice Stefania Bazzo.
Nel documento, che ha valore ufficiale, si chiariscono alcuni punti fondamentali che in questi giorni sono stati confusi nel dibattito. «I genitori erano stati informati della visita – dice il testo – e non c’è stata alcuna preghiera da parte dei bambini inginocchiati».
La tensione politica intanto non accenna a rallentare. Anche ieri è intervenuto sulla questione il deputato trevigiano della Lega Gianangelo Bof: «Tutto questo avviene in un comune dove, a sedere in consiglio comunale, è proprio il nipote dell’Imam – ha detto – i più maliziosi potrebbero pensare che si usi la scusa dell’educare alla diversità per indottrinare futuri elettori».
Su questo aspetto però sia la Fism (Federazione italiana scuole materne) che l’Ucoii (Unione comunità islamiche d’Italia) non ci stanno. «Le nostre scuole, forti della loro identità cristiana, non hanno paura del confronto – dice Rubinato – e come Fism vogliamo dare alle docenti una formazione sempre più adeguata per promuovere un’educazione che, sin da piccoli, favorisca la conoscenza e il rispetto reciproco, pur nella consapevolezza delle rispettive identità religiose».
«Un proverbio arabo dice: l’essere umano è nemico di quello che ignora. – dice anche Mohamed Guerfi della comunità islamica di Verona e membro del direttivo nazionale Ucoii -. Sono anni che questo tipo di incontri si fanno. Nel nostro centro ad esempio riceviamo circa mille studenti ogni anno, nell’ambito del progetto “I ragazzi alla scoperta di Verona” che coinvolge moschee, chiese, sinagoghe. Quando la politica sfrutta queste cose per far propaganda fa male alle nuove generazioni. Perché di questo si tratta. Non di persone venute qui a lavorare, ma dei loro figli, nati qui. Che, lo dico con una battuta, tra la pasta e il cous cous scelgono la pasta».
E conclude: «Se i bambini musulmani, durante una visita didattica si fossero messi in ginocchio sulle panche di legno credo che nessuno si sarebbe inquietato per questo. Almeno nessuno di chi, come noi, lavora per l’integrazione».