In questi mesi in Libano si è passati dalla baldoria insurrezionalista alle mazzate, nuovamente alla baldoria per poi ripassare dalle mazzate. Nel frattempo tutto è per sempre cambiato senza che sia veramente cambiato nulla.
Per la prima volta dopo la guerra civile i leader delle varie comunità politico-confessionali sono stati mandati affanculo, a gran voce e, inauditamente, a volto scoperto. Nessuno è stato risparmiato, neanche Hassan Nasrallah, forte di una milizia più potente e militarmente capace dell’esercito stesso e di una retorica anti-sionista che, a fronte di una crisi economica devastante, evidentemente non basta più.
Così come non sono bastati più i sussidi che, rigorosamente in dollari, gli Hizballah elargiscono alla propria base in cambio di lealtà e in mancanza di uno stato sociale. Un sistema che sembrava eterno e radicato ha tremato sotto i colpi della protesta a oltranza ed è ora appeso a un filo. Un filo che potrebbe reggere altri trent’anni, non perché robusto, ma per dolorosa mancanza di un’alternativa … leggi tutto