di Gabriella Colarusso
A prima vista, l'Italia è un cattivo alleato della Nato. Spende solo l'1,15% del Pil in Difesa, una cifra inferiore alla media dei Paesi che fanno parte dell'Alleanza.
Non svolge missioni di combattimento, a differenza di quanto fanno i francesi o gli statunitensi – un approccio che ha creato anche diversi malumori con Parigi, per esempio sulla missione italiana in Niger. Ma sul terreno le cose sono un po’ diverse.
L’Italia ha più di settemila soldati impiegati nelle aree di crisi e di conflitto, dalla Libia all’Iraq, passando per il corno d’Africa e il Sahel.
Si tratta nella gran parte di missioni di addestramento, mentoring and training, come in Iraq, o di peacekeeping, come la missione Unifil in Libano, nata nel 1978 ma che dal 2006, al termine dell’ultima guerra fra Israele e Libano, è stata rafforzata ed ha il compito di presidiare la blue line, la linea di confine tra i due Paesi … leggi tutto