di Aldo Grasso
Padiglione Italia
Come possiamo definire un populismo che si fonda sui sondaggi?
Populismo demoscopico? Populismo al quadrato? Gli esempi di politici molto sensibili agli umori dell’elettorato sono molti, non serve fare nomi, l’elenco sarebbe troppo lungo.
Appena i sondaggi riferiscono che gli italiani sono stanchi della guerra (come se la stessero combattendo loro), si scoprono ultrapacifisti. C’è persino chi arriva a difendere Putin, ribadendo che lo zar del Cremlino può permettersi di non andare in Turchia perché «vittorioso sul campo».
Vero è che oggi la comunicazione dei partiti è molto fluida e la linea politica sovente mutevole perché prevalgono il marketing, l’aria che tira, la spregiudicatezza. Sempre più spesso, i sondaggi vengono usati non come mezzo di conoscenza delle tendenze dell’opinione pubblica ma come cinica lusinga degli umori. Parteggiare per Putin o per Trump equivale alla «genialata» del 110%.
Partiti, Populismo e sondaggi: i politici (troppo) sensibili agli umori dei votanti
Nessuna idealità, nessuna progettualità, solo la pura convenienza, solo scelte azzardate dal punto di vista politico e morale pur di sbarcare il lunario per qualche consenso in più. È il populismo demoscopico che si va diffondendo a destra come a sinistra.
Da etimo, lo scrupolo è un sassolino nella scarpa della coscienza: in politica, non avere scrupoli significa fare strame degli scrupoli altrui.