I rosari-bot e le piattaforme social (butac.it)

Commenta Amen per ricevere una benedizione…

No, non sono impazzito e non sto tentando di fare proselitismo religioso, ma un nostro lettore ci ha inviato un’accorata segnalazione che abbiamo ritenuto interessante trattare.

Non si tratta di una segnalazione riguardante una bufala, ma di un comportamento che crediamo possa essere interessante raccontarvi, magari per fare sì che finalmente chi di dovere intervenga. Non che ci speriamo più di tanto eh. Ma partiamo dalla segnalazione:

Con un profilo finto sto cercando di esplorare il giro degli algoritmi che promuovono le immagini generate con intelligenza artificiale, quelle tipicamente strappalacrime.

Basta che commenti un post – anche se non proviene esplicitamente da una pagina cattolica – e vengo contattato all’istante da un bot che mi invia un messaggio privato. A oggi ne avrò ricevuti a decine. Ho raccolto dozzine di screenshot: quelli che ti mando sono solo tre esempi.

Sarei davvero curioso di capire chi – o cosa – gestisce questa rete, perché il fenomeno è ormai a livello pandemico: migliaia di commenti sotto ogni post che ritrae, per esempio, una nonnina che compie 100 anni e che i nipoti non chiamano più.
E immagina cosa succede con un post che riceve mille commenti: ognuno di quegli utenti riceve messaggi privati simili, con link da cliccare “per ricevere una benedizione” o “per approfittare della presenza in città del nostro esorcista, solo per oggi”.

Sono talmente tanti i messaggi che ormai ho perso il conto. Si parla di decine di migliaia di commenti e, conseguentemente, decine di migliaia di messaggi privati, con link sospetti che sembrano a tutti gli effetti tentativi di phishing.

Da quel che ho capito, in cima a queste catene c’è spesso una singola società che paga Facebook per sponsorizzare questi post.

La domanda che ti pongo, quindi, è semplice:
Facebook è consapevole della quantità enorme di contenuti fake e potenzialmente pericolosi che circolano sulla sua piattaforma?

Ti giuro, sono migliaia le immagini che girano, e ogni volta che lasci un commento ricevi il “messaggino privato” con il link da cliccare. Anche bloccando i messaggi a una pagina, riescono ad aggirare l’ostacolo con altri account.

Mi è capitato, ad esempio, di bloccare una pagina e poi commentare un altro post collegato: il messaggio privato è arrivato comunque, ma stavolta da “Maria Incoronata Addolorata” (e potrei andare avanti con i nomi fantasiosi).

È un sistema ben rodato, progettato per intercettare migliaia di persone – spesso le più credulone e fragili.

La prima cosa che vogliamo dire è grazie: avere lettori così è qualcosa di cui andiamo fieri. Non vi limitate a inviarci segnalazioni, ma cercate di essere parte attiva nel contrasto contro la disinformazione, e questo non può fare che bene.

La catena industrializzata della fuffa

Si parte dai post che diventano virali grazie all’uso di immagini fortemente emotive: anziani soli, bambini malati, madonne piangenti eccetera eccetera. Immagini che, grazie all’alto numero di interazioni che ricevono, vengono subito spinte dagli algoritmi, che sanno benissimo che si tratta di contenuti generati da intelligenza artificiale ma se ne infischiano (non perché hanno deciso così di loro spontanea volontà, ma perché sono stati impostati in questa maniera per precisa strategia commerciale).

I commenti però sono la chiave di volta del sistema: se commenti questi post, anche solo per spiegare che si tratta di immagini fasulle, stai attivando un bot che ti scriverà in automatico via Messenger. Bot che può avere diversi obiettivi in base alla truffa messa in piedi dalla pagina a cui abbiamo scritto:

  • raccogliere i tuoi dati (phishing);
  • raccogliere il tuo click verso falsi siti religiosi (che chiederanno poi di donare);
  • raccogliere il tuo click verso falsi siti d’investimento online (dove ti inviteranno a operare promettendo lauti guadagni).

Perché non vengono fermati?

La prima cosa da sottolineare è che a livello legale, senza denunce, le autorità non intervengono, e di denunce per piccole truffe e inganni sui social spesso non ne vengono fatte. Difatti chi di lavoro raggira gli utenti della rete cerca sempre di tentare la truffa con tantissima gente per piccole somme, così da attirare il meno possibile l’attenzione delle autorità preposte ai controlli.

Se truffo centinaia di migliaia di persone per 250 euro ottengo lo stesso risultato che se ne truffo poche per svariate migliaia, ma è più probabile che questi ultimi denuncino, mentre chi ha perso poche centinaia di euro no.

A questo va aggiunto che i profili falsi sono gestiti da automazioni, e che ogni volta che vengono bloccati ne spuntano fuori altri con nomi simili. Solo se le piattaforme social su cui operano introducessero la rimozione automatica dei profili che non rispettano determinate caratteristiche le cose potrebbero cambiare.

Le organizzazioni dietro sono ben strutturate

Purtroppo sapere chi si celi dietro questi gruppi è per noi impossibile: solo gli admin delle piattaforme su cui operano potrebbero cercare di indagare più a fondo, avendo accesso a dettagli sui loro account che sono invisibili non solo ai normali utenti, ma anche alle forze dell’ordine.

Quello che è certo è che si tratta di associazioni criminali organizzate molto bene, che utilizzano server off-shore e fanno ampio uso delle automazioni possibili grazie alle IA, oltre ad avere una conoscenza decisamente elevata su come funzionano le dinamiche social.

È da un mese che voglio scrivere un articolo per raccontarvi le varie facce delle truffe online, ormai su BUTAC abbiamo un ampio database da cui attingere. Per oggi ci limiteremo a un elenco di possibili suggerimenti su come difendersi da questi soggetti.

Cosa fare se ci ricevi questi messaggi?

  • Non cliccare mai sui link contenuti nel testo.
  • Blocca subito il profilo che ti ha contattato.
  • Segnala sempre alla piattaforma (sia il messaggio, come spam o truffa, sia il mittente).
  • Avvisa amici e familiari, specie i meno digitalmente alfabetizzati.
  • Infine, segnala a noi di BUTAC per aiutarci nel contrasto a queste truffe.

Non credo di poter aggiungere altro, se non che se invece delle divinità adorate dai truffatori qui sopra seguite lo Spaghetto Volante difficilmente cercheranno di truffarvi:

Se vi ho incuriositi, suggerisco questa lettura…

Le sconfitte servono, Sinner lo sa, Schlein no (linkiesta.it)

di

Chi ha fatto quorum?

La débâcle al referendum anti Renzi e l’incapacità di distinguere tra Netanyahu e Israele confermano ancora una volta che l’alleanza antagonista e populista al massimo potrà fare il solletico a Meloni.

Bisognerebbe imparare dai propri errori, e ripartire. Ma non è il caso di questo Pd «No direction home»

Le sconfitte fanno male, ma servono anche a imparare dai propri errori, e a ripartire. Vale per Jannik Sinner. Vale per Luciano Spalletti. Non vale per Elly Schlein, per il gruppo dirigente del Pd e per il mondo intellettuale e progressista che anziché ripensare a quanto è accaduto sabato, domenica e lunedì – i giorni del doppio autogol e del rinnovo a vita del contratto d’affitto di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi – continuano a fantasticare su mirabolanti “quorum Boccia”, peraltro non raggiunti, e a non capire che l’alleanza radicale di sinistra mai e poi mai potrà essere una strada percorribile per costruire una maggioranza politica ed elettorale nel paese.

L’alleanza Schlein-Conte-Fratoianni-Bonelli-Landini è una miscela di assemblearismo studentesco, antagonismo radicale, populismo demagogico, con una spruzzata di indulgenza nei confronti di Hamas, che più che una strada alternativa a Meloni ricorda il «No direction home» di chi non sa dove andare perché non sa che cosa vuole, reso eterno da Bob Dylan in «Like a Rolling Stone».

Una direzione verso casa bisogna avercela, e la direzione non può che essere quella fondativa del Pd, un partito nato per sintetizzare la cultura politica riformista e quella cattolica, per liberarsi delle scorie del passato, e per poter esprimere, come facevano sia il Pci sia la Dc, una vocazione maggioritaria, non una vocazione minoritaria e identitaria come il Psiup, Democrazia proletaria e ora il Nazareno di Schlein.

Poi certamente dovrà sintonizzarsi con lo spirito del tempo contagiato dal movimento populista globale, in modo da lanciare nuove idee e da proporre soluzioni nuove, ma bisogna ripartire da casa, non da chi vuole occuparla.

Oggi invece il Pd è il partito leader della sinistra radicale, sembra uno di quei simpatici gruppi di volontari che nei weekend fanno le ricostruzioni storiche delle grandi battaglie o dei grandi avvenimenti, impegnato in una nostalgica riproposizione del No alla svolta della Bolognina e della mozione Tortorella.

Del resto, il Partito democratico è una ditta guidata da una Segretaria che voleva «occupare il Pd», eletta con il voto contrario degli iscritti al partito, e che ora vuole essenzialmente purificarlo dal renzismo (è questa l’unica vera ragione per cui ieri e l’altro ieri si è votato sui referendum sul lavoro).

Quelli del Pd che non comandano, come Giorgio Gori e Pina Picierno, e non solo loro, hanno provato per tempo a far ragionare Schlein sia sulla necessaria distinzione tra Netanyahu e Israele, sia sulla delega in bianco alla sinistra radicale, per non parlare dell’osmosi programmatica con la demagogia populista di Giuseppe Conte.

Ma gli sforzi non sono serviti a niente, così come non succederà niente nemmeno ora che il patatrac è stato fatto, tanto che i vertici del Nazareno hanno già cominciato a fischiettare e a far dimenticare la débâcle del weekend, avendo peraltro gioco facile di fronte alla grettezza delle prese in giro di una destra felice di poter infierire sulla sinistra «No direction home», e ancora più entusiasta per aver fermato il referendum che avrebbe accelerato il processo per la concessione della cittadinanza agli stranieri che da anni vivono, studiano, lavorano e pagano le tasse in Italia.

Siamo sempre allo stesso punto: allo scontro fuori tempo massimo tra massimalisti e riformisti, ai grotteschi veti ideologici (ma evidentemente poco familiari con l’aritmetica) nei confronti di chi potrebbe riequilibrare l’asse con i populisti e offrire un’alternativa appetibile anche a chi vota il centro della destra.

Eppure questa sconfitta non farà ripensare le strategie a nessuno dentro il Pd, né ai vertici del partito né alla minoranza senziente che non si capisce più che cosa ci stia a fare in un partito così idealmente distante da quello in cui ha militato fin dalla fondazione.

Certo, fuori dal Pd le acque sono marose e non invitanti. Per questo è altrettanto stravagante che la lezione della manifestazione per Gaza e la sconfitta dei referendum non convinca quelli che stanno fuori dal Pd, ma che sono fondamentali per costruire un’alternativa credibile al bipopulismo, a inventarsi qualcosa, come in effetti miracolosamente è successo con la manifestazione al Parenti “due popoli, due Stati, un destino”, a osare un po’ di più, a mettere da parte il proprio tornaconto. Insomma, a fare politica.

(Photo Claudio Furlan/Lapresse)

Otto miliardi di esseri umani in balia di un pugno di individui (i peggiori) (ilfoglio.it)

di Adriano Sofri

Piccola Posta

Le sorti del mondo sono affidate alle telefonate di Trump a Putin, di Trump a Xi Jimping, di Trump a Musk (con Netanyahu si intendono senza telefonare)

Certo: la pagliacciata di vertice eccede l’immaginazione. Le cose che succedono eccedono l’immaginazione. E’ così che la realtà s’ingegna a inseguire le falsificazioni digitali e le intelligenze virtuali ai nostri giorni. La popolazione umana mondiale al tempo di Alessandro Magno andava dai 100 ai 150 milioni.

Al tempo di Napoleone padrone del mondo, la popolazione mondiale oscillava fra poco meno e poco più di un miliardo. Oggi ha superato gli otto miliardi.  Nel 1841, quando Thomas Carlyle sosteneva che la storia umana fosse l’opera provvidenziale dei granduomini – “la storia del mondo non è altro che la biografia dei grandi uomini” (se non ricordo male, nell’elenco di Carlyle non figuravano grandi donne…) – gli abitanti del pianeta erano circa un milione e centomila.

Siamo ad oggi, quando le sorti del mondo sono affidate, dicono i titoli, a una telefonata di Donald Trump a Vladimir Putin. E a una telefonata di Donald Trump a Xi Jinping. (Con Netanyahu s’intendono senza telefonare). E – il culmine della storia finora, venerdì pomeriggio – a una telefonata di Donald Trump e Elon Musk. Il Creatore, se c’è, dev’essere piuttosto seccato.

Il pensiero democratico s’impegnò a rivendicare il ruolo delle collettività nella storia, delle masse rispetto ai capi, del cuoco di Cesare rispetto a Cesare.

Senza fortuna. Georgij V. Plechanov studiò “il ruolo della personalità nella storia” (1898), badando a farne non gli eroi ma i promotori, gli “iniziatori” del protagonismo delle masse: “Le personalità influenti, grazie alle particolarità del loro intelletto e del loro carattere, possono cambiare la fisionomia individuale degli avvenimenti e alcune delle loro conseguenze parziali, ma non possono mutarne l’orientamento generale, che viene determinato da altre forze”.

Anche lui contribuì involontariamente allo svolgimento reale che fece della schiena delle masse, a est come a ovest, il piedistallo a un dominio di capi più schiacciante di quello degli antichi despoti asiatici. Marx, che ci aveva provato (l’intera storia finora è storia delle lotte delle classi), aveva coniato quell’aforisma che sembra così appropriato a ogni nuovo giorno, sulla storia che si ripete la prima volta in tragedia, la seconda in farsa. Lui parlava del 18 brumaio di Luigi Bonaparte, 1851.

Trasferito in un compendio universale, l’aforisma induce a chiamare tragedia l’intero passato, e farsa l’intero presente. In cui gli 8 miliardi e passa di umani sono in balia di un pugno, non di granduomini, ma degli infimi fra gli uomini. Feccia da record, “il più potente uomo della terra contro il più ricco uomo della terra”. Farsa.

Forse ieri sera si sono telefonati. Gli altri, i terzi, i quarti, bombardavano, come ogni sera. Accumulavano punti. Era già tutto scritto: “C’era una volta Gigino e Gigetto: via Gigino, via Gigetto!” “Torna Gigino, torna Gigetto?”