di Novella Gianfranceschi
Oscurantismo climatico
La Casa Bianca vuole cancellare i temi climatici e ambientali alla radice, smantellando gli enti (come la Noaa) che si occupano anche di raccogliere i dati in grado di dare forma al presente e al futuro del nostro pianeta
Proibizionismo americano ai tempi di Donald Trump: niente merci provenienti dalla Cina, niente ricerca scientifica sul clima. L’ultima mossa del presidente degli Stati Uniti per ostacolare le agenzie scientifiche federali che si occupano di cambiamento climatico e monitoraggio ambientale riguarda la riduzione del budget destinato alla National oceanic and atmospheric administration (Noaa), uno dei centri più importanti per lo studio dell’atmosfera, degli oceani e del clima.
A darne notizia sono state diverse testate americane. Il New York Times, Science e altre fonti di informazione hanno ottenuto i documenti relativi a una proposta dell’amministrazione Trump per il bilancio 2026 del principale braccio scientifico della Noaa, l’Office of oceanic and atmospheric research (Oar).
La Casa Bianca sarebbe pronta a chiedere al Congresso una drastica riduzione dei fondi destinati a questo ente di ricerca. Il budget dell’Oar verrebbe ridotto da 485 milioni a poco più di 171 milioni di dollari.
Un finanziamento di questo tipo renderebbe di fatto impossibile lavorare sui sistemi di allerta precoce per gli eventi meteorologici estremi, sull’educazione climatica nelle scuole, sullo studio dell’Artico, dove le temperature sono aumentate quasi quattro volte più rapidamente rispetto al resto del pianeta negli ultimi quarant’anni. «Con questo livello di finanziamento, l’Oar come ufficio autonomo non esisterebbe più», prende atto l’amministratazione Trump nella proposta di bilancio.
I pochi programmi a cui sarebbero garantite delle quote adeguate – previsione degli uragani e acidificazione degli oceani — verrebbero trasferiti sotto la divisione del National weather service (Servizio meteorologico nazionale) e del National ocean service (Centro di ricerca sugli oceani).
Tuttavia, come ha dichiarato Zoe Lofgren, principale esponente democratica della commissione Scienza del Congresso, «l’ostilità di questa amministrazione verso la ricerca e il rifiuto della scienza climatica avrà come conseguenza l’indebolimento delle capacità di previsione meteorologiche, che invece questo piano sostiene di voler preservare».
Il piano di bilancio, comunque, è ancora una proposta e avrà bisogno dell’approvazione del Congresso americano. A essere non più rivedibili sono, invece, le posizioni di Trump sul cambiamento climatico, sulla scienza del clima e sulla ricerca scientifica in generale. La proposta per la Noaa, infatti, arriva dopo la rimozione dei riferimenti al riscaldamento globale dai siti web governativi, lo smantellamento di altre agenzie, come il National institutes of health (Nih), e i tagli al personale della Noaa stessa.
Inoltre, la Casa Bianca – attraverso licenziamenti a tappeto e tagli nei finanziamenti – sta smantellando anche l’istituto che si occupa di supervisionare il “National climate assessment”, principale report statunitense sul riscaldamento globale. Le politiche di Trump puntano a oscurare i dati, soffocando i temi climatici e ambientali alla radice.
L’accanimento, tutt’altro che terapeutico, rispetto alla Noaa deriva proprio dal ruolo fondamentale che svolge. L’agenzia federale si occupa di raccolta, analisi e diffusione dei dati relativi ai fenomeni atmosferici, oceanici e climatici, e condivide gratuitamente le sue misurazioni con istituzioni scientifiche e servizi meteorologici di tutto il mondo.
Attualmente, l’agenzia gestisce dieci laboratori di ricerca negli Stati Uniti, tra cui importanti centri oceanografici in Florida e nello Stato di Washington, cinque laboratori di scienze atmosferiche in Colorado e Maryland, un centro di ricerca sugli uragani in Oklahoma, il laboratorio di fluidodinamica geofisica nel New Jersey e uno dedicato ai Grandi Laghi in Michigan.
Solitamente, alla Noaa viene destinata oltre la metà delle risorse messe a disposizione dal dipartimento del Commercio statunitense, l’organo federale responsabile dello sviluppo economico e delle politiche commerciali. Nel 2026, però, se la proposta dell’amministrazione Trump venisse accettata, all’agenzia andrebbero poco più di 4,4 miliardi di dollari, una riduzione di 1,6 miliardi rispetto all’anno precedente.
Tagli giustificati dalla necessità di «un riequilibrio del bilancio federale», che si raggiunge anche attraverso «l’eliminazione del sostegno statale all’ideologia woke», come si legge nella proposta di bilancio.
È tutto coerente rispetto alle linee guida del “Project 2025”, il manuale strategico elaborato dalla Heritage Foundation, think tank conservatore noto per essere uno dei principali punti di riferimento ideologici delle politiche di Trump. Infatti, tra le proposte del progetto ci sono: eliminare qualsiasi programma su clima, diversità, diritti Lgbtq+; promuovere una visione cristiana tradizionalista dei valori americani; smantellare le agenzie federali che si occupano di ricerca sul clima, come la Noaa appunto.
I primi passi per l’eliminazione dell’agenzia – «principale fonte di allarmismo climatico», come la definisce il programma del think tank conservatore – sono stati fatti già a febbraio 2025, quando diversi dipendenti con contratti di prova hanno ricevuto un’email di licenziamento.
Ad aprile, dopo essere stati reintegrati da un giudice, hanno ricevuto una nuova comunicazione dal dipartimento del Commercio con un secondo licenziamento, dopo che una corte superiore aveva annullato la sentenza precedente. Inoltre, sembrano molto probabili nelle prossime settimane nuovi tagli al personale.
A fare un’analisi critica di questa situazione di negazionismo trumpiano, che non è solo climatico, ma anche legato ai benefici della scienza sulla società americana, è stato Steve Blank, professore della Stanford University, in un lungo articolo pubblicato su Nature. Blank scrive che «il motore dell’innovazione americana è stato per decenni la stretta collaborazione tra governo, università e industria».
Questo sistema, nato durante la Seconda guerra mondiale per finanziare la ricerca bellica, ha generato un’eccezionale espansione scientifica e tecnologica: brevetti, aziende, vaccini, scoperte hanno arricchito gli Stati Uniti. Se il sistema si rompe, come conseguenza delle politiche miopi di Trump, si rompe anche l’economia americana.
