Spararle grosse, efficace ma rischioso (corriere.it)

di Aldo Grasso

Padiglione Italia

Leader

Esprimersi in modo diretto, concreto rispecchia una precisa strategia

Quando un leader politico si esprime in modo diretto, concreto, come stesse commentando il Festival di Sanremo, è facile che la sua comunicazione sia efficace anche se rispecchia una strategia ideologica ambivalente tipica dell’enfasi sovranista: «Sono uno/a di voi», «La gente è con me».

Gli esempi che ci riguardano non sono pochi, da Grillo a Salvini, da Conte a Meloni. L’abc della comunicazione demagogica è da sempre uguale in tutto il mondo, di norma si svolge in quattro fasi, come fosse un canovaccio da commedia dell’arte: a) il leader deve avere una forte personalità in grado di «bucare lo schermo» (con una motosega in piazza o un videomessaggio con effetto flou); b) deve sempre «spararle grosse» perché non per forza alle parole devono seguire i fatti o la crescita del Paese superare lo zero; c) deve ogni giorno inventarsi un nemico, un complotto verso cui dirottare i discorsi; d) deve affidarsi al demone della ripetizione, l’unico capace di garantire la costanza del significato, anche se è infondato.

Verrebbe da dire che Meloni ha capito tutto, Schlein poco, con il suo linguaggio dispersivo e astratto.

C’è però il rischio che questa retorica, che considera la politica anche come lotta etica, e questi registri discorsivi «a voce sola» spingano i governi populisti a indebolire i vincoli e gli equilibri costituzionali.

L’autogol di Elon Musk: diffama la figlia e la famiglia dell’avvocato Norm Eisen, ma è un caso di omonimia (open.online)

di David Puente

Fondi USAID

Il patron di X si affida ciecamente al post di una trumpiana che non verifica le informazioni e inventa un collegamento inesistente con l’avvocato “nemico del DOGE”
In un post su X, che dopo circa 16 ore ha ormai superato i 10.6 milioni di visualizzazioni e senza alcun avviso di Community Notes, Elon Musk accusa l’avvocato Norm Eisen di essere a capo di una «famiglia di criminali».
Il motivo? Il nome di sua figlia, Tamar Eisen, coinciderebbe con quello di una donna che operava presso il National Democratic Institute (NDI), un’organizzazione che avrebbe ricevuto milioni di dollari da USAID.
Il proprietario di X si è basato su un post pubblicato dalla trumpiana (MAGA) Mila Joy, ma commette un clamoroso errore: la Tamar Eisen legata nell’Istituto non è la figlia del noto avvocato fondatore dell’organizzazione State Democracy Defenders Action.

Il motivo per cui Elon Musk si è precipitato a diffamare l’avvocato è il semplice fatto che viene indicato, anche nel post di Mila Joy, come la mente dietro una serie di cause legali che prendono di mira gli sforzi del DOGE contro USAID («the mastermind behind a slew of lawsuits targeting @DOGE’s efforts at @USAID»).

Nel suo post, Mila Joy condivide come prova uno screenshot (qui sopra) che riporta le esperienze lavorative di “Tamar Eisen”. Tuttavia, i dati condivisi provengono dall’account LinkedIn di una donna che non risulta essere la figlia dell’avvocato americano.

Grazie a un post su X di Norm Eisen del 2019, è possibile vedere le foto in cui appare insieme a sua figlia Tamar (quella vera) durante la consegna del diploma. Considerando che la Tamar Eisen “sbagliata” ha frequentato la Northwestern University tra il 2016 e il 2017, come riportato nel profilo LinkedIn, è innegabile che ci sia stato un clamoroso errore di omonimia da parte dei MAGA.

Nell’immagine sottostante, a sinistra, potete osservare il volto della vera figlia di Norm Eisen. A destra, la donna erroneamente indicata nei post social dai “giornalisti di X” che piacciono a Elon Musk.