di Aldo Grasso
Padiglione Italia
Leader
Esprimersi in modo diretto, concreto rispecchia una precisa strategia
Quando un leader politico si esprime in modo diretto, concreto, come stesse commentando il Festival di Sanremo, è facile che la sua comunicazione sia efficace anche se rispecchia una strategia ideologica ambivalente tipica dell’enfasi sovranista: «Sono uno/a di voi», «La gente è con me».
Gli esempi che ci riguardano non sono pochi, da Grillo a Salvini, da Conte a Meloni. L’abc della comunicazione demagogica è da sempre uguale in tutto il mondo, di norma si svolge in quattro fasi, come fosse un canovaccio da commedia dell’arte: a) il leader deve avere una forte personalità in grado di «bucare lo schermo» (con una motosega in piazza o un videomessaggio con effetto flou); b) deve sempre «spararle grosse» perché non per forza alle parole devono seguire i fatti o la crescita del Paese superare lo zero; c) deve ogni giorno inventarsi un nemico, un complotto verso cui dirottare i discorsi; d) deve affidarsi al demone della ripetizione, l’unico capace di garantire la costanza del significato, anche se è infondato.
Verrebbe da dire che Meloni ha capito tutto, Schlein poco, con il suo linguaggio dispersivo e astratto.
C’è però il rischio che questa retorica, che considera la politica anche come lotta etica, e questi registri discorsivi «a voce sola» spingano i governi populisti a indebolire i vincoli e gli equilibri costituzionali.